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Università degli Studi di Bari Aldo Moro – Facoltà di Giurisprudenza II
Ubicati nella centralissima via Duomo, la chiesa ed il convento di San Francesco costituiscono il complesso di maggiori dimensioni ed importanza dell’intero centro storico. Solitamente si individua il momento della sua costruzione con il passaggio di San Francesco a Taranto. Questo evento, di cui non si hanno notizie certe, è rappresentativo dell’importanza assunta dai francescani nella città, che scelsero proprio questi luoghi per insediarvi la loro prima comunità.
Realizzato dunque con ogni probabilità nel XIV secolo, era originariamente composto oltre che dal convento, da una piccola chiesa. Il convento, ristrutturato nella metà del XVII secolo, fu adibito nel corso dei secoli a diverse destinazioni d’uso: sede del Comune durante il Settecento, divenne in seguito sede delle truppe napoleoniche, col nome di Caserma Rossarol. Di pregevole fattura il chiostro, articolato su quattro bracci porticati con pregevoli volte a crociera, scanditi da poderosi pilastri.
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Sulla città antica di Taranto, “Città dei Due Mari” [da "Un popolo di formiche: lettere Pugliesi..., 1925", Tommaso Fiore]
«La città antica è dunque posta tuttora nell’isola originaria, lanciata a sbarrare i due mari, come una vecchia nave sdrucita, in pieno vento, e chi vuole recarsi alla nuova, giunto dalla stazione al ponte di pietre a porta Napoli e passatolo, prende di solito a destra la magnifica via che si affaccia sul porto mercantile, a Mar Grande, «dietro alle mura», donde spazia sul molo, sui velieri e i piroscafi, sulle isole, nell’infinito di cielo e mare, ovvero l’altra, anch’essa esterna, a sinistra, lungo Mar Piccolo, «la marina», brulicante del piccolo commercio marinaresco, tuttora grondante e raggiante di acqua a piè del negrore delle case popolari. Il ponte di ferro è, dicevo, all’altro estremo, di passaggio sulla terra ferma, alla città nuova. Nello stesso senso della lunghezza dell’isola è attraversata da via Duomo, l’antiva via, larga pochi metri, dei palazzi secenteschi, dal budello della «via di mezzo», tagliato in tutti i sensi da centinaia di altri budellini, non più larghi, proprio così, di un metro. Bisogna avere il coraggio di insinuarsi per questa rete inestricabile: nulla di simile è altrove, in Puglia, né in Italia»